domenica 26 ottobre 2014

Nell’isola di Ischia si nascondono storie fiabesche di tesori segreti, cunicoli sotterranei, spettri e fantasmi, ma per scoprirne il cuore pulsante bisogna andare a Ischia Porto o nella baia di Sant’Angelo. La prima è dominata dal Castello Aragonese, che sorge su un isolotto collegato alla terraferma da un lungo ponte in muratura (e per questo si chiama Ischia Ponte). Superati il ponte e la rampa scavata nella roccia, s’incontra una vera e propria piccola città con tanto di Cattedrale, 14 chiese, il castello fortificato, le prigioni borboniche – dove furono rinchiusi Settembrini e Poerio – e il borgo, che dopo l’eruzione del 1302 e fino al 1500 fu l’unico nucleo abitato dell’isola. Per molto tempo si pensò (e c’è chi ci crede ancora) che la settecentesca chiesa dell’Immacolata fosse abitata dagli spiriti, poi vennero scoperte le fenditure nella cupola da cui entravano gli uccelli per nidificare. Da brividi è anche il secentesco cimitero delle Clarisse, nelle viscere della terra e con un gusto per il macabro che non ha uguale in alcun altro luogo sacro. A riscatto di quelle tenebre, oggi si può però soggiornare in un’ala del convento (Albergo Il Monastero), in camere ricavate dalle antiche celle. Ma Ischia è anche la Mortella, che è una delle sorprese più originali dell’isola. Un capolavoro paesaggistico e botanico, nella villa che fu del musicista inglese William Walton. Con specie floreali e arboree provenienti da tutto il mondo tropicale, tra cui la superba Victoria amazonica. A disegnarlo fu il paesaggista Russell Page: 15mila mq, un tempo cava di pietre e oggi paradiso verde.In un crescendo tra piccoli ruscelli, fontane e uccelli si entra in una serra con la più fitta raccolta di orchidee, si sale verso la Cascata del coccodrillo e poi si va al Tempio del sole fino alla riposante Casa Thai, piena di fiori di loto.

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